Embargo sul petrolio russo, gli effetti subito al distributore. Cosa ci attende

La Commissione Europea ha sancito lo stop al petrolio russo: una bella botta non solo per Mosca, ma anche per le tasche degli Europei.

L’ultimo incontro dei capi di Stato delle nazioni UE ha finalmente sancito l’accordo per il sesto pacchetto di sanzioni contro il colosso Russo, a causa del conflitto scatenato dall’invasione delle forze armate russe del territorio ucraino.

Embargo petrolio russo

Subito dunque il via alle sanzioni non solo sul gas, questa volta anche sul petrolio. L’embargo sul petrolio di Putin avrà un tempo limitato e un’altra importante limitazione: sarà in vigore per i prossimi sei mesi, fino alla fine del 2022 e riguarderà soltanto il petrolio importato via mare.

Quali saranno dunque, le prospettive future? “Il blocco permetterà di tagliare di due terzi del petrolio importato dalla Russia“, ha comunicato il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. La presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, ha sottolineato che l’embargo “ridurrà effettivamente circa il 90% delle importazioni di petrolio dalla Russia nell’Ue entro la fine dell’anno“.

Non tutti i paesi europei, però, saranno soggetti a tale divieto. Infatti rimarrà attivo l’oleodotto Druzhba, che si estende sul continente e rifornisce Ungheria, Germania e Polonia. Mentre gli ultimi due stati hanno assicurato alla Von Der Leyen che entro l’anno faranno a meno anche del petrolio del Druzhba, altri non sembrano aver intenzione di adeguarsi.

Stop al petrolio russo almeno fino al 2023: cosa succederà adesso?

L’Ungheria se ne tiene fuori, come ha ben sottolineato il premier Viktor Orban: “Noi siamo esenti”, ha espressamente dichiarato. Continueranno dunque ad usufruire dell’oleodotto russo, così come la Repubblica Ceca, che ha ottenuto una deroga di 18 mesi per l’allineamento alle direttive europee.

Embargo petrolio russo

Una scelta saggia, da parte dei due paesi, perché l’ennesima sanzione oltre che danneggiare la Russia, danneggerà le tasche dei cittadini. Come in tante altre nazioni europee, anche per l’Italia è dunque previsto l’ennesimo rincaro di diesel e benzina, mandando in fumo qualsiasi bonus indetto dal Governo, che probabilmente non copriranno a sufficienza gli elevati rincari.

L’UE intanto pressa perché le sanzioni vengano “finalizzate e adottate senza indugio, garantendo un mercato unico dell’Ue ben funzionante, una concorrenza leale, la solidarietà tra gli Stati membri e condizioni di parità anche per quanto riguarda l’eliminazione graduale della dipendenza dai combustibili fossili russi“.

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