154 euro bruciati in due anni. Così l’inflazione fa sparire i tuoi risparmi dal conto corrente

Con l’inflazione il potere d’acquisto del nostro denaro continua ad abbassarsi: ecco quanto possiamo perdere anno dopo anno

L’inflazione è uno dei temi ricorrenti nei discorsi di questo periodo, ma non tutti sanno effettivamente cosa sia e a cosa sia dovuta. Dal punto di vista tecnico l’inflazione rappresenta “l’aumento generalizzato dei prezzi al consumo”, e quindi la perdita del potere d’acquisto. Non si può definire inflazione l’aumento del prezzo di un prodotto, bensì la salita dell’indice.

Quando sale l’indice significa che il saldo delle variazioni dei prezzi è positivo, e di conseguenza negativo per le tasche dei consumatori. A giugno il tasso d’inflazione in Italia è salito all’8%, un dato che non si raggiungeva addirittura dal 1986. Ma andiamo a vedere cosa significa questo nel concreto. Si pensi di avere a disposizione 1000 euro da un anno e di non averli mai spesi.

Inflazione, quanto si può perdere anno dopo anno

Se li aveste spesi prima avreste potuto comprare beni e servizi per una quantità maggiore rispetto ad oggi. Adesso infatti, dopo un anno di inflazione all’8%, quei mille euro ora valgono come 920 euro, quindi 80 euro in meno rispetto a dodici mesi fa. Si provi a immaginare che l’inflazione resti così alta per un decennio (per fortuna le stime non sono così pessimiste). Quanto si andrebbe a perdere?

Il calcolo ci porta a vedere che dopo due anni quei mille euro varrebbero 846 euro, e quindi sarebbero stati dilapidati ben 154 euro. Dopo tre anni se ne sarebbero persi oltre 120 e così via fino al decimo anno, quando la perdita di valore arriverebbe a 565 euro. Si potrebbe allora controbattere che però allo stesso tempo saliranno anche i salari, ma non è detto che possa essere sempre così.

Le condizioni di mercato infatti spesso impediscano che i salari vengano adattati all’aumento dei prezzi, soprattutto per le imprese maggiormente esposte alla concorrenza. Nei calcoli si nota anche che un’inflazione al 3% comunque comporterebbe una perdita di valore fastidiosa anno dopo anno.

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