Debito pubblico, cosa ci lascia in eredità Mario Draghi

Dopo la caduta del Governo di Mario Draghi, ecco cosa ci lascia quest’ultimo in eredità per quanto concerne il debito pubblico.

Il debito pubblico risulta essere quel debito che uno Stato contrae al fine di riuscire a rispondere al proprio fabbisogno. In poche parole, si tratta in sostanza di uno strumento mediante cui lo Stato procede con il finanziamento della spesa pubblica così come la crescita e gli investimenti propri.

Debito pubblico, cosa ci lascia in eredità Mario Draghi

A tal proposito, non tutti sanno qual è l’eredità che ci lascia Mario Draghi prima di andare via. Tanto per cominciare va detto che quello relativo al debito pubblico è un problema a cui l’Italia oramai da tempo deve fare i conti. Quel che è peggio è che neppure dopo il Governo Draghi la situazione può essere considerata particolarmente confortante. Questo perchè dai dati attuali emerge che il rapporto tra Pil e bilancio statale è ancora negativo. A tal proposito si è espresso anche Daniele Franco, Ministro dell’Economia, che però ha fatto sapere di essere convinto che la predetta differenza diminuirà entro la fine di quest’anno. In ogni caso, va ricordato che nel momento in cui l’ex Presidente della Banca Centrale è salito al Governo, il debito pubblico era pari a 2.643 miliardi, mentre oggi risulta essere salito a 2.766 e dunque del +123.

Questo dato, comunque, va letto tenendo conto anche delle tante crisi che il Governo Draghi ha dovuto affrontare come, ad esempio, quella legata alla pandemia e non ultima quella connessa alla crisi energetica, tutt’ora in atto. L’esecutivo, difatti, ha dovuto stanziare ingenti capitali per poter affrontare al meglio le predette crisi e sostenere le famiglie italiane che a conti fatti sono quelle che stanno pagando il prezzo più alto. Ad oggi infatti si ritrovano ad affrontare un carovita senza precedenti che ha portato ad un rialzo del costo delle bollette esorbitante, il tutto peggiorato con l’inflazione che oramai risulta essere alle stelle. Nel mese di luglio, difatti, è stata registra sull’8,9 per cento. Un dato per nulla confortante che rivela una situazione davvero completa che richiede l’intervento ora del governo dimissionario e dopo il 25 settembre del nuovo esecutivo.

Impostazioni privacy