Pensioni, arriva Quota 41: perchè questa volta la Legge Fornero potrebbe avere i giorni contati

I sindacati chiedono di superare la legge Fornero e garantire la flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi.

Ci sono anche le pensioni da riformare tra le dieci priorità per lo sviluppo del Paese presentate dalla Cgil, in occasione dell’assemblea nazionale dei delegati a Bologna. Tra le proposte del sindacato, in primis, l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni, la riforma del fisco, con un secco no a flat tax e condoni, ma anche lo stop alla precarietà attraverso una riduzione e redistribuzione degli orari di lavoro.

Ansa, Roma

Come evidenzia today.it, sul fronte delle pensioni la richiesta è di superare la legge Fornero e garantire la flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, e non è “un’esclusiva” della Cgil. In tanti pensano per il futuro a Quota 41, dalla Lega ad altre realtà del mondo sindacale. Occorre, secondo il sindacato di Corso Italia, modificare radicalmente il sistema previdenziale superando la riforma Fornero e ricostruendo un sistema previdenziale pubblico, solidaristico ed equo che unifichi le generazioni – pensione contributiva di garanzia – e le diverse condizioni lavorative – gravosi, lavoro di cura e delle donne – e garantisca una flessibilità in uscita diversa da quella attualmente in essere.

Cosa significa Quota 41 per tutti

Quota 41 è una parte della proposta complessiva anche della Cisl, che include poi tra le altre cose: pensione contributiva di garanzia per i giovani; sconti contributivi per le madri; sostegno pubblico all’adesione alla previdenza complementare; maggiore supporto ai lavoratori precoci, estensione della platea dei lavori usuranti e dell’Ape sociale per quelli gravosi; possibilità di andare in pensione a partire dai 62 anni di età ed un nuovo adeguamento dell’assegno pensionistico al costo della vita. Ma si può fare, realisticamente? Procediamo con ordine.

Pixabay

Il termine “Quota 41” in questa campagna elettorale viene utilizzato in modo scorretto. Infatti nel dibattito pubblico sull’argomento i meccanismi di pensionamento ribattezzati con il termine “Quota” hanno fatto storicamente riferimento a  un meccanismo che sommava l’età anagrafica agli anni di contribuzione (come fatto, ad esempio, per Quota 100).

Per chi c’è già Quota 41

Quota 41 esiste già, ma è per pochi. Da qualche anno è “dedicata” soltanto ai lavoratori in possesso, al 31 dicembre 1995, di contribuzione che possono far valere almeno 12 mesi di versamenti antecedenti al compimento del diciannovesimo anno d’età (i cosiddetti “precoci”) e che si trovano in una di queste condizioni: chi è disoccupato e non percepisce da almeno tre mesi l’indennità di disoccupazione; chi presta cure da non meno di sei mesi a un familiare entro il secondo grado, convivente con handicap grave; gli invalidi civili con oltre il 74% di invalidità; coloro che hanno svolto attività usurante o mansioni gravose per almeno sette anni negli ultimi dieci non meno di sei anni negli ultimi sette di attività lavorativa.

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