Pensione a 71 anni, che destino ci attende

Il 2023 è sempre più vicino e con esso anche la preoccupazione per la pensione: la soglia di età potrebbe alzarsi parecchio.

La riforma pensionistica è uno dei temi più ingenti in questo momento, in Italia. Allo scadere del 2022 scade anche Quota 102, la misura che ha permesso a tantissimi di andare anticipatamente in pensione.

Riforma pensioni 2023

Il timore è che, scaduta Quota 102, a Gennaio 2023 si ritorni al sistema pensionistico dettato dalla Legge Fornero. La verità è che le prospettive potrebbero anche essere peggiori di così.

Con la legge Fornero ci ritroveremmo ad andare in pensione a 67 anni, una realtà scomoda a molti, ma che potrebbe essere un’opzione decisamente migliore che uscire dal lavoro alla veneranda età di 71 anni.

Sembra una realtà lontana, ma sono in tanti a dover aspettare di spegnere 71 candeline prima di poter finalmente raggiungere il traguardo tanto agognato della pensione. Gli ultimi dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale non fanno sperare bene.

Perché si parla tanto di pensioni e, soprattutto, cos’è che temono gli italiani? Il problema nasce a monte, con la riforma Dini del 1996, che ha introdotto il sistema contributivo nella riforma pensionistica.

Sistema contributivo: ecco perché penalizza tanti

Con il sistema contributivo l’importo della pensione mensile viene calcolato soltanto in base ai contributi versati e non alla retribuzione percepita dal lavoratore prima di uscire dal lavoro. Il punto non è tanto la riforma Dini, quanto la sua data.

Pensione a 71 anni

Ad oggi sono pochi i lavoratori che possono rientrare in questa riforma, dato che per molti la carriera lavorativa è iniziata dopo il 1996. Chi volesse andare in pensione con la riforma Dini, deve avere un’anzianità contributiva di almeno 20 anni ed aver compiuto 64 anni di età anagrafica.

Il primo contributo deve essere stato versato almeno dopo il 1° Gennaio 1996 ed in questo modo si avrà diritto ad un trattamento pensionistico minimo 2,8 volte il valore della pensione minima. Per chi invece ha iniziato a lavorare prima del 1996 la storia è ben diversa.

Chi ha maturato contributi prima del 1996 deve sempre aver maturato almeno 20 anni di contributi per andare in pensione, ma potrà richiederla soltanto al compimento dei 67 anni anagrafici e non solo.

L’importo mensile che si riceverà sarà decisamente minore rispetto i colleghi precedentemente descritti, in quanto l’importo deve essere minimo 1,5 volte il valore della pensione minima.

Se un soggetto non rispetta una delle due opzioni, rischia di dover aspettare i 71 anni per andare in pensione. In questo caso sono necessari anche solo 5 anni di anzianità contributiva.

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