Bollette, i clienti si rifiutano di pagare

La crisi del caro bollette si fa sentire e i cittadini sono scontenti: questo mese cresce il numero di ricorsi ad Arera.

La situazione odierna sembra una conseguenza quasi impossibile da evitare; troppo alto il costo dell’energia e dopo due anni di restrizioni, chiusure e l’inflazione degli ultimi mesi, i consumatori non ne possono più.

Crisi energia: foto Ansa

Questo è il chiaro messaggio arrivato all’Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) negli ultimi mesi, e la situazione potrebbe ancora tendere ad un peggioramento. Sono 12.323 le istanze di ricorso arrivate all’Autorità dal 2022, un numero mai registrato prima d’ora.

Perché i cittadini si rifiutano di pagare

Negli ultimi due mesi le lamentele si sono intensificate al punto che è molto probabile un raddoppiamento della istanze a circa 24 mila, un aumento del 20% in più rispetto ai dati raccolti nel 2021.

Il malcontento è facilmente comprensibile, dato che la crisi sta coinvolgendo praticamente tutti senza esclusione di colpi. I cittadini sono stati vessati troppo negli ultimi anni, tant’è che un campanello di allarme è giunto anche dall’Antitrust.

Sono state tantissime le segnalazioni di denuncia agli operatori delle aziende fornitrici di energia, che stanno unilateralmente violando i contratti con i consumatori, andando anche contro il Decreto aiuti-bis.

Per questo sono adesso in corso migliaia di conciliazioni, una pratica che viene utilizzata proprio per risolvere controversie di questo genere senza dover ricorrere alla denuncia vera e propria, finendo così in tribunale.

Bollette, i clienti si rifiutano di pagare

La conciliazione è a costo zero per il cittadino che la richiede e soprattutto non bisogna aspettare anni per una risoluzione, dato che la procedura può durare al massimo 90 giorni. Nella media la contesa viene chiusa nel giro di due mesi circa.

La buona notizia è che, come anche riportato da ‘La Repubblica’, il 70% delle controversie aperte nei primi sei mesi del 2022 si è risolto con esito positivo per i consumatori. Tutto merito di Arera che, in questa situazione, funge da mediatore.

Purtroppo il restate 30% non è riuscito a trovare un accordo, preferendo rivolgersi ad un tribunale. La maggior parte dei casi la contesa nasce proprio per l’energia elettrica, che sul mercato ha registrato la maggiore impennata di prezzo. Il resto riguarda il gas e l’acqua.

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