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Errore nei calcoli, quando l’INPS è obbligato a darti un pagamento extra

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Federica Pollara

L’INPS si occupa, ogni giorno, di migliaia e migliaia di pratiche. Cosa succede, dunque, se qualcuno commette un errore in ufficio?

Tutti gli italiani si appoggiano all’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) in merito a questioni relative al lavoro o al mantenimento economico. L’istituto italiano si occupa infatti della contribuzione nazionale, pensioni, indennità, bonus e simili.

Eppure non moltissimo tempo fa, un caso particolare ha puntato il mirino sugli errori commessi dall’INPS: nel caso in questione, un errore è costato molto grosso al soggetto protagonista della storia. Fortunatamente per lui l’INPS ha dovuto riparare al danno.

Quindi se dovesse capitare anche a voi che l’INPS commetta degli errori in merito a conti o retribuzioni, sappiate che potete trovarvi il coltello dalla parte del manico, proprio com’è successo a questa persona.

Un lavoratore aveva infatti richiesto la comunicazione della posizione contributiva. L’ufficio INPS aveva comunicato che il soggetto avesse versato contributi a sufficienza per maturare la pensione di vecchiaia e che avrebbe potuto interrompere anticipatamente il rapporto di lavoro in corso.

Quando l’INPS sbaglia deve risarcire i danni: la Cassazione è stata chiara

Presentate dunque le dimissioni, dall’INPS comunicano attraverso una lettera, un errore nel conteggio degli anni di contributi versati; questi non erano sufficienti per aver diritto alla pensioni di vecchiaia. Anzi, l’INPS chiedeva ancora la restituzione delle mensilità pensionistiche già erogate.

L’uomo ha sporto denuncia e citato l’INPS al Tribunale di Bergamo per chiedere il risarcimento dei danni, causati dalla prima comunicazione sbagliata in merito ai contributi. Il lavoratore ha avuto accolto solo parzialmente le sue richieste, quindi l’INPS ha proposto un ricorso. La sentenza n. 23114/2019 è passata nelle mani della Corte di Cassazione.

La Cassazione è stata chiarissima: a pagare il danno deve essere l’INPS, a causa dell’informazione errata comunicata al soggetto interessato. È compito dell’ente “anche per il tramite delle clausole generali di correttezza e buona fede, di non frustrare la fiducia di soggetti titolari di interessi al conseguimento di beni essenziali della vita, fornendo informazioni errate o anche dichiaratamente approssimative, pur se contenute in documenti privi di valore certificativo”.

Federica Pollara

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