Energia, prezzo del carbone alle stelle. E ora si pensa alla legna da ardere

Anche l’alternativa del carbone per produrre energia non sarà semplice per via dei nuovi costi: a cosa si rischia di andare incontro

La Russia sta tagliando le forniture di Gas e la chiusura del gasdotto Nord Stream verso la Germania è il culmine raggiunto. Il timore che il Cremlino opti per lo stop totale ai rifornimenti energetici ha portato l’Europa a pensare a delle contromisure, e tra questi c’è la riattivazione delle centrali a carbone. Il carbone è una fonte alternativa importante e ora ovviamente anche i relativi prezzi iniziano a salire.

Il Newcastle Coal ad esempio ha sfondato quota 400 dollari per tonnellata, registrando il nuovo record dallo scorso marzo. Questo aumento rappresenta una complicazione molto pesante per dei paesi come l’Italia e la Germania, che stanno iniziando a puntare proprio sul combustibile fossile per sostituire il gas nella produzione di energia elettrica. Con questi prezzi quella che appariva come un’alternativa intelligente rischia di trasformarsi in un’incognita.

Energia, a quali rischi si sta andando incontro

A testimoniare la preoccupazione che c’è attualmente anche la Deutsche Bank, che si augura un rallentamento della crescita come fattore di sgonfiamento del prezzo del gas. Nel frattempo la legna da ardere diviene una soluzione naturale al riscaldamento delle abitazioni private. Le problematiche sono evidenti e sembra quasi che convenga andare a vivere in posti dove l’uso dell’elettricità sia ridotto al minimo.

Tra l’altro le sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia non stanno avendo alcun effetto sperato. Lo dimostrano i dati del surplus da export energetico russo nel mese di giugno, che segnano un eloquente +28,2 milioni di dollari. Bisogna insomma cambiare strada nel minor tempo possibile, prima che le metropoli europee si svuotino e si assista a una clamorosa de-urbanizzazione.