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Pensioni anticipate, perchè potrebbe non convenire più

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Bruno Galvan

Novità importante sul tema pensioni. Il Governo vuole fare una riforma strutturale

Il tema delle pensioni resta un nodo cruciale per la premier Giorgia Meloni ed i suoi alleati. Per il momento sono state prorogate le misure attuali per scongiurare il ritorno alla Legge Fornero. Tuttavia il Governo ha messo tra le sue priorità una riforma radicale del sistema pensionistico in Italia per l’anno prossimo. Ad oggi gli strumenti previsti per andare in pensione nel 2023 sono i seguenti:

Pensione anticipata 2023
  • Ape Sociale: è la formula che prevede il ritiro per chi è nato fino al 1960 e che abbiano cominciato a lavorare tra 1987 e 1993. Possono utilizzarla lavori dipendenti pubblici e privati e autonomi con almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi e che svolgono attività gravose, oppure invalidi civili, caregiver e disoccupati;
  • Canale precoci: riguarda coloro che hanno iniziato a lavorare a partire dal 1982, a condizione che abbiano lavorato per almeno 12 mesi prima dei 19 anni; oppure che svolgano attività gravose o lavori usuranti e notturni;
  • Opzione donna: sarà valida per le nate nel 1963 o nel 1964 che abbiano cominciato a lavorare nel 1988 o prima; le lavoratrici devono aver raggiunto 58 anni di età se dipendenti o 59 se autonome; ma il governo potrebbe aumentare l’età a 59 o a 60 anni;
  • Quota 102 per i nati nel 1961: in questo caso dovrebbe essere rinnovata dall’esecutivo; l’opzione prevede che i contributi siano cominciati almeno nel 1985.

Riforma pensioni governo Meloni

Dicevamo come il nuovo esecutivo voglia fare una riforma strutturale delle pensioni. La prima è quella chiamata Quota 41 che permetterebbe l’uscita dal lavoro a chi ha 61-62 anni. Tuttavia c’è chi sostiene che abbassando la soglia anagrafica da 64 a 62 anni ed allo stesso tempo incrementando la soglia contributiva da 38 a 41 anni, significa tagliare fuori molti lavoratori. Escludendoli anche da questa misura. Insomma sarebbe uno svantaggio di non poco conto.

Come cambiano pensioni anticipate dal 2023

Poi c’è l’ipotesi di restare al lavoro anche quando sono maturati i requisiti per la pensione. In questo caso il governo immagina di fermare i contributi da versare da parte del lavoratore e del suo datore di lavoro. Una parte di quella cifra finirebbe in busta paga. Fornendo così un aumento del 10% dello stipendio esentasse. Questo ultimo scenario sembra però poco praticabile vista la situazione delle casse dello Stato che proprio sulle pensioni vorrebbe cambiare tutto per ridurre sensibilmente la spesa sociale.

Bruno Galvan

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