Le caldaie saranno vietate entro sei anni? Ecco quanto ci potrebbe costare veramente adottare un sistema più ‘green‘ per il riscaldamento della casa.
Il 22 febbraio, durante il convegno “La rivoluzione dell’automotive” a Roma, è stato presentato l’ultimo studio di Federmanager. I contenuti sono piuttosto critici verso il piano di Transizione Energetica della UE. In un qualche modo, vengono confermate le parole dell’ex premier Romano Prodi, che a febbraio ha fatto retromarcia sull’industria dell’auto.
Nel comunicato Federmanager, infatti, si leggono le parole del presidente nazionale Stefano Cuzzilla: “Esprimiamo una visione critica rispetto alle decisioni della Comunità Europea sugli obiettivi di transizione energetica relativi al settore dell’automotive. […] Gli effetti sull’industria italiana saranno pesanti, serve un piano di attacco basato sulla considerazione che l’elettrico, per fortuna, non è l’unica via a una mobilità sostenibile“.
Federmanager prevede che il passaggio così rapido all’industria dell’auto elettrica potrebbe costare 60.000 posti di lavoro solo in Italia entro il 2040. Al convegno del 22 febbraio era presente anche Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy. Da parte sua è arrivato un pieno sostegno alle istanze degli imprenditori italiani.
Queste le parole di Urso: “Se questa Commissione UE non lascerà il suo attuale approccio ideologico sulla necessaria transizione dell’automotive, lo farà la prossima, che si insedierà con le elezioni europee del 2024, sulla base di maggioranze politiche nuove”. Il problema principale sarebbe la dimensione ridotta delle aziende italiane, per il 95% PMI. Non ci sarebbe dunque il management in grado di gestire una così repentina transizione.
Ecco il commento di Adolfo Urso a margine dell’evento “La rivoluzione dell’automotive” a Roma:
Dopo le parole del CEO di Toyota, Akio Toyoda, nel settore dell’automotive si è aperto un vero e proprio dibattito sul tema della Transizione Energetica promosso dalla UE. Per quanto riguarda il settore delle caldaie a gas, invece, l’impatto è soprattutto sui privati. Il programma REPowerEU, infatti, prevede il disincentivo nell’utilizzo del gas.
L’Unione Europea ha quindi deciso di ridurre il più possibile la sua dipendenza dalla Federazione Russa, soprattutto dopo l’intensificarsi della guerra in Ucraina nel 2022. Per questo motivo, le caldaie a gas dovrebbero essere progressivamente abbandonate. Il processo dovrebbe entrare nel vivo nel 2025 e concludersi nel 2029.
Ciò che lascia più perplessi riguardo il programma REPowerEU e l’abbandono progressivo delle caldaie a gas è che, per il momento, non sono previsti incentivi specifici. Chi vorrebbe dunque seguire le direttive UE ed abbandonare il riscaldamento a gas entro 6 anni dovrà quindi fare conto solamente sul proprio patrimonio.
Ci sono principalmente tre alternative alla caldaia a gas. Si può adottare un sistema aria-aria, che permette lo scambio di aria fra l’esterno e l’interno dell’abitazione. Nel sistema aria-acqua, invece, lo scambio d’aria con l’esterno serve a scaldare o raffreddare l’acqua dell’impianto di riscaldamento. Esiste anche il sistema geotermico, che utilizza appunto il calore da fonti geologiche nel sottosuolo, che però al momento ha costi proibitivi.
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