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Materie Prime

Dopo l’acqua la birra, le aziende devono fermarsi un’altra volta

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Sabrina Pesce

Prima con l’acqua ora con la birra: le aziende si vedono costrette a fermarsi ancora una volta. Ecco cosa sta succedendo.

La crisi energetica non ha avuto ripercussioni solamente sui prezzi che, difatti, hanno subito un generale rialzo. Le conseguenze in particolare stanno riguardando anche la reperibilità delle materie prime.

Le aziende in questo periodo stanno facendo i conti con la mancanza di anidride carbonica che ha influito prima sulla produzione di acqua effervescente e ora su quella della birra.

Dopo l’acqua la birra, le aziende devono fermarsi

A tal proposito, a causa della mancanza di CO2 nello stabilimento di Biella ci si è dovuti fermare con la produzione di birra Menabrea. La sospensione è durata qualche giorno ma il problema rimane. A tal proposito, gli esperti hanno dichiarato che la causa della mancanza di anidride carbonica è da ritrovare nell’aumento del costo dell’energia e dunque nelle difficoltà connesse al trasporto. In un simile contesto, ad avere la peggio sono le grandi aziende. Queste infatti fanno uso di CO2 per poter eliminare l’ossigeno dall’interno delle bottiglie. Ciò non accade invece nel caso delle piccole aziende che impiegano l’anidride carbonica mediante la fermentazione. Pietro di Pilato di Unionbirrai ha sottolineato che le aziende di medie e grandi dimensioni stanno pagando in misura maggiore le conseguenze generate dalla mancanza di materia prima.

In riferimento a questa, va detto che si tratta di un composto presente in natura e che viene utilizzato in diversi settori, da quello industriale a quello sanitario. Non a caso, si tratta di una sostanza di fondamentale importanza nel trasporto di energia o ancora come liquido di raffreddamento o refrigerante. L’uso avviene anche nel settore alimentare per la conservazione di prodotti in busta quali ad esempio le insalate o i surgelati. Alla luce di quanto detto è chiaro che la scarsa reperibilità di CO2 va a ripercuotersi su una vasta gamma di settori che rischiano il collasso se non si troverà al più presto una soluzione efficace e soprattutto duratura nel tempo. Non resta di conseguenza che auspicare interventi concreti in tal senso al fine di evitare che molte aziende siano costrette a chiudere i battenti a causa dell’emergenza energetica.

Sabrina Pesce

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