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Pace fiscale per le multe, alcuni non potranno ottenerla

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Bruno Galvan

Arriva una doccia fredda per alcuni contribuenti italiani che intendevano beneficiare della pace fiscale nel 2023 da parte del governo presieduto da Giorgia Meloni.

La pace fiscale del Governo Meloni mira sostanzialmente a dare una tregua ai contribuenti. Le forze di maggioranza hanno subito chiarito che non si tratta di alcun condono o colpo di spugna. L’intento della pace fiscale della Meloni è quello di andare a instaurare un rapporto non più conflittuale con i contribuenti. Nello stesso tempo, si vogliono smaltire i crediti dell’Agenzia delle entrate. Si tratta, insomma, di una tregua fiscale che andrà a riguardare moltissimi contribuenti: sono 19 milioni i contribuenti che hanno cartelle pendenti.

Pace fiscale 2023: chi non può beneficiarne

Cosa prevede pace fiscale del Governo Meloni

Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri nella manovra, prevede la cancellazione delle cartelle fino al 2015 che hanno un importo inferiore a 1.000 euro e rateizzazione dei pagamenti fiscali non effettuati nel 2022 senza aggravio di sanzioni e interessi per chi a causa dell’emergenza Covid, caro bollette e difficoltà economiche non ha versato le tasse. Prevista inoltre una mini sanzione del 5% sui debiti del biennio 2019-2020 e la rateizzazione fino a 5 anni. Il provvedimento scatterà dal 31 gennaio 2023.

Chi non potrà beneficiare della pace fiscale?

Tra le multe che rischiano di non rientrare nella pace fiscale ci sono quelle relative al Codice della Strada. Alcune di queste infatti non potranno essere cancellate anche se rientrano come importi e non solo nella sanatoria prevista dal Governo. L’ANCI ritiene infatti sia inammissibile cancellare i crediti dei Comuni, già in dissesto finanziario, che questi vantano nei confronti dei cittadini per le violazioni amministrative sulla strada. Nello specifico l’ANCI ritiene che sulla sanatoria per le multe in città debbano deliberare le singole amministrazioni cittadine e non il Governo centrale perchè sono crediti che vanno nelle casse di questi Enti territoriali e non direttamente invece di quello del Governo di Roma.

Cancellare tutto senza interpellare i Comuni causerebbe, a detta dell’ANCI, un danno economico di non poco conto per le casse delle amministrazioni locali. Insomma sulla pace fiscale c’è ancora tanto da chiarire e discutere. Il Governo dovrà presto chiarire questo nodo fondamentale legato alle multe stradali che rappresentano un asset importante di introiti per tutti i Comuni della nostra penisola. La battaglia entra dunque nel vivo. L’ANCI non mollerà.

Bruno Galvan

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