Siccità, ora c’è il problema dell’acqua potabile

Il problema della siccità si fa sempre più grave già ad inizio estate: saranno i comuni a gestire il razionamento dell’acqua, anche quella potabile.

La regione più a rischio rimane la Sicilia, che già da anni vive l’emergenza siccità al punto che si rischia la desertificazione. Adesso impattato anche il nord Italia, dove il Po registra una quantità d’acqua sempre minore, cifre mai raggiunte.

La pioggia è lontana e le Regioni hanno bisogno di interventi immediati. Il segretario del Pd Enrico Letta ha richiesto al Governo di mettere subito in atto lo stato d’emergenza in modo da poter ottenere dei fondi necessari al sostenimento dei cittadini e soprattutto dell’agricoltura.

In realtà il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli crede che dichiarare adesso lo stato d’emergenza sia “una decisione ancora prematura” ma questo scatterà a prescindere dalla situazione reale. È soltanto questione di giorni o, al più, settimane.

Nel frattempo il responsabile del lavoro Andrea Orlando ha sottolineato come questa situazione idrica possa presentare “un problema di salute e sicurezza: con oltre 40 gradi lavorare nei cantieri o nei campi non è possibile, a maggior ragione se manca l’acqua”.

Allarme siccità: a rischio le aziende ma anche l’acqua potabile

Ad ogni modo sembra che lo stato d’emergenza sarà dichiarato a livello territoriale e non nazionale, ad esempio in particolare tutte le Regioni del bacino del Po; in questo modo la Protezione Civile avrebbe il via libera ai razionamenti e alla gestione delle autobotti. La decisione spetta a più Ministeri, per cui si attendono nuove.

Data l’essenzialità dell’acqua ad uso agricolo nonché per le centrali idroelettriche (che in questo momento più che mai hanno bisogno di rimanere in funzione a causa della crisi energetica) si teme una riduzione massiccia dell’acqua potabile nei rubinetti delle case dei cittadini.

Ancora una volta le zone più a rischio sono la Regione del Piemonte, la Provincia di Bergamo e Viterbo e in generale tutta l’area del delta del Po. Una delle possibilità per racimolare più acqua sarebbe chiudere parchi acquatici, piscine e fontane pubbliche, ma i gestori dei parchi si ribellano alla prospettiva di povertà per l’ennesima stagione estiva, ora che finalmente si era riaperto dopo il covid.

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