Gli aumenti sono un’elemosina: c’è il no all’ultima idea di Draghi sugli stipendi

L’aumento relativo agli stipendi rappresenterebbe un’elemosina: l’ultima idea di Mario Draghi si aggiudica il no.

Prima di lasciare definitivamente l’esecutivo, Mario Draghi ha deciso di intervenire sugli stipendi prevedendo degli aumenti tuttavia la sua idea ha ricevuto il parere negativo da parte delle associazioni sindacali.

Il governo dimissionario infatti ha deciso intervenire diversamente senza dunque attuare un rinnovo del bonus da 200 euro. Questo, in particolare, avrebbe comportato un dispendio di risorse particolarmente ingente da parte dell’esecutivo che tra l’altro non dispone delle stesse oltre una certa soglia. Di conseguenza, si è deciso di introdurre all’interno del Decreto Aiuti bis una misura di decontribuzione pari al 2 per cento che comporta il pagamento di meno tasse da parte dei lavoratori dipendenti. Tale intervento, va precisato che è rivolto soltanto a quelli che presentano un reddito Isee non superiore ai 35 mila euro. Ma per molte associazioni sindacali non sarebbe altro che un’elemosina dal momento che gli aumenti sarebbero praticamente irrisori soprattutto nel caso dei lavoratori discontinui o che presentano retribuzioni basse. Nello specifico, nel caso di reddito annuo pari a 8mila euro, l’aumento si attesterebbe su poco più di 36 euro. Mentre per redditi superiori a 20 mila euro, l’aumento sarebbe alto e dunque pari a 92,82 euro.

Ad ogni modo va detto che, di pari passo, l’esecutivo ha deciso di intervenire anche con un ulteriore provvedimento che consiste nell’anticipo dell’adeguamento delle pensioni. A tal proposito, si tratta di una misura che in genere viene attuata a gennaio di ogni anno ma che l’attuale crisi energetica ha reso necessario anticipare. Lo scopo infatti è quello di rafforzare il potere d’acquisto dei pensionati che difatti hanno risentito in maniera davvero pesante dei rialzi a cui si sta assistendo dallo scoppio della guerra in Ucraina. Tali anticipi saranno in vigore a partire da ottobre e dovrebbero fornire una boccata d’ossigeno ai milioni di pensionati italiani messi in ginocchio da carovita. Anche in questo caso, però, le associazioni sindacali hanno parlato di aumenti irrisori e della necessità di intervenire in maniera più efficace se si vuole realmente sostenere le categorie maggiormente colpite dalla situazione di crisi a cui si sta assistendo da mesi.

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