Bollette, così devi dire addio ad un’intera mensilità

Uno studio del Ces ha stimato che nel 2022 in Italia servono 30 giorni di lavoro per pagare le bollette: nel 2023 la situazione può peggiorare.  

In Italia nel 2022 serve un mese di lavoro per pagare le bollette di luce e gas.

Bollette

Questo è quanto emerge da uno studio realizzato dal Ces, la Confederazione europea dei sindacati creata negli anni ‘70, che poi è stato inviato a Bruxelles in vista dei delicati appuntamenti in programma nei prossimi giorni.

Lo studio, come riporta dettagliatamente money.it, che ha preso in considerazioni i vari Stati membri dell’Ue, ha incrociato due dati: la stima del costo annuale per gli italiani delle bollette di luce e gas (2.071 euro) con lo stipendio medio dei lavoratori del Bel Paese (24.848 euro) stando ai dati Ameco. Il risultato è che per il dossier nel 2022 in Italia si deve lavorare per 30 giorni solo per pagare le bollette di luce e gas: in Ue solo Repubblica Ceca (33 giorni) e Grecia (36 giorni) sono messi peggio di noi.

Cosa può succedere in Italia sulle bollette di gas ed energia

Pixabay

Tra gli altri big dell’Ue, in Francia si deve lavorare per 20 giorni e in Germania per 21: oltre a pagare di meno per le bollette di luce e gas, i francesi e i tedeschi possono contare anche su uno stipendio medio superiore rispetto a quello nostrano.

Tagli alla luce anche nelle ore di punta

Secondo Von der Leyen la Russia sta “manipolando attivamente” il mercato del gas, ma si dice “profondamente convinta che con l’unità e la determinazione” l’Unione prevarrà su Mosca. La Commissione spiega che al momento la Norvegia, ad esempio, fornisce più gas all’Ue rispetto alla Russia e questo grazie “all’implementazione della politica di diversificazione, che include forniture anche dagli Usa, dal Qatar e dall’Algeria”.

Quanto all’energia elettrica, la proposta della Commissione per la riduzione dei consumi prevede che gli Stati membri si impegnino a un taglio del 10% dei consumi in termini di megawattora, con un calo di almeno il 5% nelle ore di punta. Una regola che si somma al piano europeo sui risparmi energetici varato nei mesi scorsi. Rispetto ai ricavi per l’energia prodotta da fonti diverse dal gas (le cosiddette tecnologie inframarginali) si ipotizza invece un tetto di 200 euro al megawattora.

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