Nel 2023 coloro che vorranno provare ad accedere alle loro pensioni dovranno fare attenzione ad un particolare requisito. Ecco di cosa si tratta e fra quali alternative si può scegliere come procedere.
Nel 2023 ci sono due fattori di cui dovrà tenere conto chi vorrà accedere alla pensione con il sistema contributivo. L’importo mensile ricevuto sarà calcolato dividendo il montante per il coefficiente di trasformazione. Il montante corrisponde a tutti i versamenti effettuati e gli interessi maturati, mentre il coefficiente è deciso dal governo.
Il primo dicembre 2022 sono stati definiti i coefficienti di trasformazione per il biennio 2023-2024. Questo parametro viene elaborato tenendo conto dell’aspettativa media di vita in Italia, che nel 2020 è scesa di un paio di anni. Per questo motivo, chi accederà alla pensione potrà usufruire di un coefficiente di trasformazione più alto fino al 3% circa.
I lavoratori che vorranno accedere alle loro pensioni non dovranno guardare solo al coefficiente di trasformazione: c’è un requisito molto importante che rischia di impedire addirittura il pensionamento. Coloro che sono soggetti al regime contributivo, infatti, hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, quando è entrata in vigore la Riforma Dini.
L’ex presidente del Consiglio dei Ministri Lamberto Dini accantonò il regime retributivo in vigore all’epoca ed introdusse il regime contributivo. Nel 2011, la Riforma Fornero creò degli ulteriori requisiti per le pensioni degli italiani. Uno di questi è noto, anche perchè ebbe molto eco in televisione: per accedere alla pensione occorrono venti anni di contributi.
Oltre a vent’anni di contributi versati, la Riforma Fornero specifica che l’importo della pensione liquidata con il regime contributivo deve essere pari o superiore ad 1,5 volte l’assegno sociale. Nel 2022 l’assegno sociale era di 470 euro al mese, e quindi si stima che per quest’anno salga fino a 503 euro al mese.
Questo significa che il lavoratore potrà chiedere di accedere alla pensione nel 2023 solamente se l’assegno mensile supererà i 750 euro. Si tratta di un importo che può risultare elevato per chi, ad esempio, ha lavorato solamente 20 anni e magari ha avuto sempre dei contratti di lavoro a tempo parziale e magari discontinui.
Nel caso in cui i lavoratori scoprano di non avere i requisiti richiesti per accedere alle loro pensioni, dovranno continuare a lavorare fino a 71 anni. Si tratta di un’ età comunque avanzata, soprattutto per coloro che svolgono lavori di particolare impegno e che magari hanno qualche piccolo problema di salute.
In questo caso, è proprio l’assegno sociale che viene indirettamente in soccorso dei lavoratori. Se da un lato coloro che sono assoggettati al regime contributivo non potranno accedere alle pensioni senza i requisiti, dall’altra bisogna ricordare che si può percepire l’assegno sociale se si ha più di 65 anni, non si ha un’occupazione e si è residenti in Italia.